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Mensa Menni in campo anche in tempo di Covid-19

Rivolgere lo sguardo per ascoltare il grido dei poveri è l’invito della Seconda Giornata Mondiale dei Poveri a cui Caritas Diocesana di Brescia ha dato forma nell’ambito del progetto fotografico Incrocio di sguardi, lo stesso invito che Paolo Guarneri ha accolto prima come casco bianco a Santa Luzia do Parà (Brasile), per conto di NoOneOut (partner del progetto), e in questi ultimi giorni come giovane reporter alla Mensa Madre Eugenia Menni. Inaspettata la telefonata, insolite le richieste (al di fuori di un ambito prettamente giornalistico): posso raccontare come vive il “restate a casa” chi una casa non ce l’ha… far vedere come funziona ora la Mensa Menni e… documentare la carità in tempo di Covid-19? Dalla telefonata all’uscita sul campo è un attimo.
L’esito un insieme di scatti che restituiscono uno spaccato inedito della Mensa Menni, fedele nondimeno alla missione di “dar da mangiare agli affamati”: operatori e volontari (pochi) bardati di mascherina e guanti prendono il posto dei volontari con il “grembiule del servizio”, una borsina-pasto sostituisce il vassoio servito alla linea self-service, una parte dei tavoli è usata per allestire il confezionamento delle borsine-pasto.
E gli ospiti? Puntuali varcano il portone, quasi non arrivassero da una città deserta; ordinati ritirano la borsina-pasto, come a dar prova di aver capito la situazione di emergenza sanitaria; numerosi si presentano ogni giorno: da quando, per assicurare la tutela dei volontari e della salute pubblica, sono chiuse altre forme di aiuto ai senza fissa dimora, sono in media centoottanta le persone che ritirano la borsina-pasto. È il bianco delle borsine che emerge nel contesto a tinte fosche del Covid-19, un bianco che si riempie di cibo e di solidarietà: per assicurare pranzo e cena, la borsina contiene infatti un pasto caldo e a integrazione frutta, pane, cibo in scatola, garantito anche grazie alla generosità di alcuni grossisti.
Anche in tempo di Covid-19, la Mensa Menni continua a rivolgere lo sguardo per ascoltare il grido dei poveri, uno sguardo che la fotografia permette di documentare, ma che la realtà impone di non dimenticare.

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