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Un anno con Caritas 2016

RICONOSCERE
…camminando si apre il cammino

La vita quotidiana è vita di viandanti e di cercatori ma come dice Mons. Tonino Bello occorrono occhi nuovi: “Gli occhi che abbiamo sono troppo antichi. Fuori uso. Sofferenti di cataratte. Appesantiti dalle diottrie. Resi strabici dall’egoismo. Fatti miopi dal tornaconto. Si sono ormai abituati a scorrere indifferenti sui problemi della gente. Sono avvezzi a catturare più che a donare. Sono troppo lusingati da ciò che “rende” in termini di produttività. Sono così vittime di quel male oscuro dell’accaparramento, che selezionano ogni cosa sulla base dell’interesse personale. A stringere, ci accorgiamo che la colpa di tante nuove povertà sono questi occhi vecchi che ci portiamo addosso. Di qui, la necessità di implorare “occhi nuovi”.

Occhi nuovi da implorare per riconoscere le caratteristiche di Gesù, in Lui Dio entra in relazione con ciascuno di noi: “Come ai due di Emmaus, Lui si fa vicino a tutti noi, fa i nostri stessi passi sia di delusione che di speranza, sia di morte che di vita. Ci incontra nella nostra vicenda quotidiana, associandosi al nostro cammino, ovunque andiamo. Non si allontana da noi, anche se noi ci stiamo allontanando da Lui… rimane per sempre con noi, anzi ” (S. Fausti). Perché: “Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me ed io in lui” (Gv 6,56). Gesù il risorto può entrare anche nelle porte chiuse, negli occhi ciechi e nei cuori induriti. Lasciamolo entrare, è lì fuori paziente ma potente come un “chicco di senape che un uomo prese e gettò nel suo giardino e crebbe e divenne albero e gli uccelli del cielo si attendarono nei suoi rami” (Lc 13,19). Si attendarono richiama la tenda. In Lui il Verbo “pose la sua tenda in mezzo a noi, e noi vedemmo la sua gloria” (Gv 1,14). In Lui, seme gettato via, ogni uomo ed ogni donna trova dimora. Ritrova occhi nuovi per riconoscersi gli uni gli altri nella luce dello stesso Padre. Il domani di noi della Caritas è cammino lento e paziente alla ricerca di quel seme di nome Gesù. Non è seme grande ma piccolo; non prende, ma è preso; non è importante, ma è gettato via; non sta nella città, ma fuori. E muore. Così rivela la sua vera natura di seme: germina, cresce e diventa albero.

Che il Signore doni a tutti noi occhi nuovi per guardare “con competenza e discernimento ciò che sta per nascere accettando di lasciare in parte la presa ed il controllo, accogliere ciò che emerge” (Andrè Fossion).

È con questo augurio che apre “Un anno con Caritas 2016″.

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