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Articolo pubblicato sul settimanale diocesano La Voce del Popolo

“Terza età: si.cura insieme”, una progettualità con l’8xmille

di Elisa Garatti

“Non lasciamo soli gli anziani, la loro presenza ci dona la consapevolezza di condividere la medesima eredità”. Nelle parole di Papa Francesco si coglie il medesimo obiettivo del progetto “Terza età: si.cura insieme”, nato dalla sensibilità di Caritas Brescia nel tempo dell’emergenza pandemica e poi strutturatosi, a partire dal 2022, grazie al contributo di Caritas Italiana e del fondo Cei 8xmille: dunque, non isolare gli anziani, ma anzi accogliere la loro fragilità e valorizzarli, ascoltarli e custodire le loro memorie. Ne abbiamo parlato con Caterina Manelli (nella foto), responsabile del progetto.

Perché gli anziani?
Durante la pandemia, ci siamo resi conto che non stavamo attenzionando la popolazione anziana. Con l’emergenza in atto, gli anziani venivano infatti invitati ad isolarsi: questo isolamento produceva però quasi una dimenticanza. Non potevamo e dovevamo abbandonarli, né loro né le loro famiglie. Ecco, quindi, che abbiamo presentato il progetto a Caritas Italiana e, nel 2022, ha accolto la nostra proposta. Il progetto, questa volta più strutturato, verteva sulla presenza di operatori in parrocchia per ingaggiare volontari e realtà sensibili cercando di convogliare le energie e animare la comunità verso una “pastorale della vecchiaia”. Il nostro obiettivo è prenderci cura della salute considerando tutti i fattori, anche sociali e relazionali, che la determinano.

Quella del 2024, sarà la terza edizione…
Sì. Nel 2021, siamo partiti “in emergenza”. Dal 2022, ci siamo strutturati: sono state attivate quattro parrocchie con circa 45 operatori volontari coinvolti e oltre 30 beneficiari diretti insieme alle loro famiglie. Nel 2023, abbiamo lavorato con altre quattro parrocchie e ci sono stati quasi 80 beneficiari e oltre 50 operatori. Quest’anno, due parrocchie sono già state attivate e altre tre sono in fase di cammino. Prima di avvicinarci agli anziani, infatti, è prevista una fase preliminare, nella quale cerchiamo di fare rete con tutti i volontari e le realtà di quella comunità: questo primo ponte di relazione è necessario per creare un gruppo coeso e che lavora bene insieme.

Facendo un bilancio di questi tre anni, quali sono state le principali esigenze emerse negli anziani?
La solitudine, quindi il bisogno di relazione e di essere ascoltati, che sono fondamentalmente bisogni di cura. Ecco perché puntiamo molto sull’ascolto delle loro storie di vita e sulla vicinanza: gli anziani non vedono l’ora di incontrarci per non sentirsi soli, per raccontarci aneddoti e sentirsi ascoltati. Un altro aspetto importante emerso dopo la pandemia è l’esigenza di recuperare una relazione con i propri familiari e, soprattutto, con i propri nipoti. Gli anziani, poi, hanno un forte desiderio di trasmettere e lasciare una traccia di sé. Non a caso, poi, sono stati pubblicati due piccoli albi illustrati (“Parole conchiglia. Proverbi e modi di dire” e “Parole ancora. Racconti e immagini”) che, per le persone anziane, sono diventati dei veri e propri scrigni di memoria concreti. C’è poi, ovviamente, un’esigenza sanitaria, anche se è un aspetto più presidiato. In questo caso, cerchiamo di metterci in contatto con i servizi.

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