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Articolo pubblicato sul settimanale diocesano La Voce del Popolo

Poche parole per un anno…

di Carla Lojacono

Maggio è un mese frenetico e, per qualcuno, è anche l’ultimo mese dell’anno. Parliamo di Giulia, Marietta, Martina e Monica, che mercoledì 21 maggio hanno terminato la loro esperienza di Servizio Civile Universale. Un anno iniziato con curiosità, timore e aspettativa e conclusosi con qualche idea più certa sul futuro e, sicuramente, con un arricchimento personale e professionale che ciascuna ha scoperto piano piano.
Tutte e quattro hanno svolto il loro anno di servizio presso alcune strutture della Fondazione Mamrè Onlus, prendendosi cura delle persone con disabilità.

Durante l’esperienza, oltre alle attività svolte nella propria sede di servizio, hanno anche vissuto momenti di formazione di gruppo, non solo tra loro, ma anche con altre giovani operatrici in servizio nelle diocesi di Bergamo e Milano.
Qualche giorno fa abbiamo chiesto loro di fare un bilancio di quanto vissuto: queste sono le parole che hanno scelto per raccontarcelo.

Cambiamento: alla fine del servizio civile non si è più la stessa persona dell’inizio. Si ha più consapevolezza di sé, delle proprie capacità e di quello che si desidera fare in futuro; si hanno più competenze, tanto professionali quanto personali; ci si rende conto di essere migliorati/e in tanti aspetti, anche grazie all’aver vissuto qualche momento di difficoltà.

Condivisione, supporto e ascolto: il servizio civile si fa da sole/i. Lungo tutto l’anno vengono proposti e privilegiati momenti di confronto tra giovani e con gli adulti di riferimento, in cui ci si ascolta e si trova supporto e accompagnamento per andare avanti. Non c’è nulla che aiuti di più che vedersi insieme sulla stessa barca, con sfide simili e risorse da condividere.

Tempo e percorso: un anno sono 365 giorni. A volte possono sembrare infiniti, a volte volano in un battibaleno. In ogni caso, sono un tempo adeguato per fare un percorso personale e in relazione con gli altri, imparando a conoscersi e intrecciando legami che rimarranno nella propria storia.

Cura: il servizio civile è un’occasione per partecipare e prendersi cura della società in cui viviamo, passando attraverso la cura delle persone con cui si ha a che fare.

Pazienza: una competenza necessaria quando ci si approccia a situazioni nuove e che è stata esercitata e rafforzata durante tutto l’anno, accompagnata dalla perseveranza e dalla tenacia, caratteristiche che le operatrici hanno incarnato fino alla fine.

Esperienza unica: unica come “irripetibile” perché il Servizio Civile si può fare solo una volta, ma anche unica come “speciale” perché porta con sé sorprese, novità, situazioni impreviste che di solito non vengono vissute nell’ordinario.

E per un ciclo che si chiude, uno nuovo comincia: mercoledì 28 maggio ventitré ragazzi e ragazze prendono servizio nelle loro sedi. Gli ambiti di azione sono 4: oratori, minori in comunità, disabilità e fragilità adulta.
A loro auguriamo di vivere quest’esperienza A TUTTOTONDO, mettendosi in gioco e lasciandosi stupire, consapevoli che “c’è un domani da creare”.

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