Nella capillarità presenze di comunione
Alla luce del fatto che l’aspetto spirituale della Caritas «non si misura con cifre e bilanci, ma con la capacità che essa ha di sensibilizzare le chiese locali e i singoli fedeli al senso e al dovere della carità in forme consone ai bisogni e ai tempi» (Paolo VI, 28 settembre 1972), mi preme evidenziare lo sforzo fatto di continuare a documentare le scelte operate alla luce delle cinque “chiavi esplicative” che hanno permesso di avvalorare il nostro agire:
- con|te|sto – la scelta pastorale delle relazioni
- farsi progetto – la compartecipazione come metodo
- capillarità – la prospettiva di una rete a centri di gravità multipli
- sinergie istituzionali – il coinvolgimento di una pluralità di attori
- reti di prossimità – la risorsa in|visibile degli uomini e donne della carità
Peraltro, sento il dovere di dar conto di come in questi anni, riconoscendo le Caritas «come “sentinelle” (cfr Is 21,11-12), capaci di accorgersi e di far accorgere, di anticipare e di prevenire, di sostenere e di proporre vie di soluzione nel solco sicuro del Vangelo e della dottrina sociale della Chiesa», abbiamo attivato proposte, progetti, azioni volte a supportare, a dare vigore alle risposte delle Caritas nelle varie articolazioni.
Il “prendere parte insieme” alle Caritas nelle varie articolazioni territoriali ad ascoltare, osservare, discernere e a rendere la fede operosa per mezzo della carità (Gal 5,5-6), se, da un lato, ha permesso di essere un segno di vicinanza tangibile di fronte allo strisciante rischio di impoverimento che attraversa le nostre comunità, dall’altro lato, ha prodotto una distribuzione capillare delle attivazioni curate da Caritas Diocesana Brescia.
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