di Luciano Zanardini
Siamo tutti sulla stessa barca. I ragazzi africani richiedenti asilo che abitano in via E. Fermi a Calvisano hanno scritto una lettera con gli auguri di Pasqua alla comunità che li ha accolti. Abdoulahi, Barrie, Felix e Lucky hanno scelto questa modalità per far arrivare gli auguri alle persone, per sentirsi vicini seppur lontani. E hanno raccontato cosa significa per i cristiani vivere la Settimana Santa in Africa. “Alcuni di noi sono cristiani ma in Africa non abbiamo la colomba, l’uovo di Pasqua, l’ulivo. Non è nelle nostre usanze, non sono simboli della nostra tradizione. E poi non c’è la pianta dell’ulivo: la domenica delle palme usiamo rami della palma”.
In Nigeria, dove i cristiani sono circa il 40% della popolazione, la Settimana Santa include Holy Thursday, Good Friday and Gloria Saturday, cioè Giovedì Santo, Venerdì Santo e Sabato Santo. In questi giorni non si mangia carne, non si ha a che fare con il sangue degli animali e le carni rosse, per rispetto del sangue versato da Gesù durante la sua passione. Il giorno di Pasqua si suonano per le strade tamburi, likembe, cembali in onore del risorto. Ci si veste di bianco o con abiti colorati per esprimere la gioia per la resurrezione di Gesù. Si fanno pranzi con riso, pesce, agnello e i nostri piatti tipici”. Anche i richiedenti asilo si ritrovano a convivere con la difficile emergenza sanitaria. “In questo periodo di Covid la vita è dura per tutti e siamo tutti sullo stesso barcone, come uno di quelli che ci ha portato in Italia”.
Hanno preparato anche un piccolo segno di speranza. “Oggi che Gesù risorge abbiamo pensato di donarvi un rametto d’ulivo, simbolo della vita e della pace, per dirvi che in questo mare in burrasca, in questa paurosa pandemia, siamo tutti sulla stessa barca e dobbiamo, anche se a distanza, starci vicini e sostenerci, incoraggiarci, abbattere le barriere, pregare il nostro Dio che poi è il Dio di tutti”.