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Articolo pubblicato sul settimanale diocesano La Voce del Popolo

“Rivesti il mondo di valore”: un confronto

di Chiara Tomasi

Venerdì 14 aprile la Cooperativa Cauto è stata sede di un confronto con alcuni gruppi Caritas parrocchiali che partecipano al progetto “Rivesti il mondo di valore”. Il progetto – che si inserisce nel solco della collaborazione fra Caritas Diocesana di Brescia e Cooperativa Cauto, attiva dal 1999 – ha preso avvio nel 2014 e vede la partecipazione attiva delle Caritas parrocchiali che conferiscono a Cauto abiti usati in eccedenza rispetto alle proprie esigenze e, in cambio, ne ricevono buoni spesa da utilizzare presso Spigolandia (via Mantova, 36 – Brescia), il negozio dell’usato della cooperativa stessa.

A distanza di anni dal lancio del progetto, si è ritenuto opportuno fare il punto della situazione per tracciare una sorta di bilancio e verificare possibili spazi di miglioramento e evoluzioni future.

In apertura dell’incontro, Lorenzo Romanenghi di Cauto ha fatto una breve introduzione su quella che è la normativa attuale in Italia in tema di recupero di abiti usati. La questione si inserisce nella cornice più ampia di gestione dei rifiuti (perché tali vengono considerati i materiali conferiti nei raccoglitori per abiti) e le procedure necessarie perché questi materiali, da “rifiuti” possano essere considerati “beni”. È necessario precisare che, grazie alla legge Gadda (n. 166 del 2016), gli abiti conferiti direttamente a associazioni no profit che si occupano di beneficienza, non diventano “rifiuti” ma restano “beni” e come tali possono essere redistribuiti ai destinatari finali.

Nella seconda parte dell’incontro i partecipanti, divisi per tavoli di lavoro, si sono confrontati sulle modalità organizzative del progetto e ne hanno sottolineato punti di forza e di debolezza. Gli spunti sono stati diversi, come pure le idee condivise. Il tema sarà oggetto di ulteriori riflessioni per poter arrivare, nei prossimi mesi, a proporre una riorganizzazione del progetto “Rivesti il mondo di valore”, perché diventi sempre più funzionale per le Caritas partecipanti e rispondente ai criteri di un’economia circolare.

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