Grazie al progetto condiviso con il Gruppo Cassa Banca Centrale per il tramite di Caritas Italiana anche quest’anno si è potuto dare continuità al progetto dell’Unità di Strada iniziato nel 2019 a sostegno delle persone senza dimora. A dar voce all’esperienza, due volontari raccontano, due racconti diversi ma accomunati dal desiderio di “rivolgere lo sguardo per ascoltare il grido dei poveri” (Papa Francesco)
Aiuta noi. Da circa due anni faccio parte dell’Unità di Strada come volontario in supporto agli operatori Caritas-Kemay. Si tratta di individuare i “senzatetto” che vivono nelle strade di Brescia e fare con loro un cammino verso una possibile soluzione alla loro precaria situazione. Il programma non è assistenziale poiché, salvo casi particolari, offriamo loro solo un tè (caldo o freddo in base alle stagioni) e qualche grissino o biscotto. La nostra presenza invece rientra in un percorso di conoscenza e se possibile di fiducia nei nostri confronti così che, se lo ritengono opportuno, ci raccontano un po’ della loro vita e insieme si vedono le possibili soluzioni e si danno le informazioni del caso. Condividere con loro qualche minuto della nostra giornata può essere un modo per rassicurarli di non essere soli. Questo tipo di esperienza la vivo come ho sempre pensato e agito nei progetti di volontariato a cui ho preso parte. Volontariato come scelta di vita e di condivisione che arricchisce più noi e ci aiuta a osservare e poi capire i drammi che, sebbene a volte nascosti, esistono anche nella nostra ricca cultura. Quello che sto imparando e vivendo è una esperienza forte e ringrazio la Caritas e Kemay per l’opportunità che mi hanno offerto. Non mi sono certo impressionato nel vedere dove dormono i senzatetto, come si vestono, cosa mangiano avendo visto realtà ben più disumane come i campi profughi in Bugesera (Rwanda) e Maheba (Zambia). Mi hanno impressionato invece i bresciani che scansano schifati questi nostri fratelli e stanno alla larga persino da noi con volti impauriti. Per il resto tutto bene, mi sento fortunato nel fare questa esperienza (Valerio)
Anche tu ci sei. È stato tutto uno scoprire sotto i palazzi luminosi e le vetrine sfavillanti che promettono una vita facile. Chi dorme fuori, tra le coperte strette alle membra e un brik di vino a terra per un riposo in disgrazia. La pioggia che attraversa anche quell’angolo riparato e il vento che penetra le fibre. Capelli arruffati da cuffie slabbrate. Gli occhi socchiusi che intravedono la propria immagine riflessa nello sguardo che dice “ci sei anche Tu”. Il pudore dimenticato, come di un corpo senza veli, fatto solo di carne. Il thè a fugare il freddo dalle ossa, sollevate da un cartone: la ricerca di un ristoro eterno, che dura solo pochi sorsi. Parole che inciampano in una memoria che ritorna gloriosa e un presente che appare senza futuro, pieno di speranza. Il riscatto di un sottofondo senza fine, con le auto rosse che schizzano roboanti, indifferenti. Ma c’è un domani che riparte, che si incaglia ancora prima di iniziare. Ma ci sei. E stavolta è quella buona: gridalo al mondo (CE).