di Laura Di Palma
Desertificazione, scioglimento dei ghiacciai, alluvioni e siccità ci hanno fatto comprendere quanto sia importante, da parte dell’umanità, un deciso cambio di rotta e un ripensamento del nostro modo di abitare il pianeta. L’attuale situazione ambientale della Terra, infatti, è in crescente sofferenza.
Nel maggio del 2015 veniva pubblicata l’Enciclica “Laudato Si’” di Papa Francesco, un documento che ha sottolineato la drammaticità e l’urgenza di intraprendere azioni volte a cambiare questa situazione. In questo testo, il Pontefice ha concretizzato, per la prima volta, la sua idea di un’ecologia integrale che lega una parte ambientale ad una di tipo sociale.
A partire dall’insegnamento di Papa Francesco, la Chiesa di Rieti e Slow Food hanno quindi proposto la costituzione delle Comunità internazionali Laudato Si’, in forma di associazione libera e spontanea di cittadini, senza limitazioni o restrizioni di credo, orientamento politico, nazionalità ed estrazione sociale. Anche la nostra città ha la sua Comunità Laudato Si’, nata due anni fa e chiamata, da allora, “L’ORTOC’È”. Essa si trova in città, in via San Polo 90.
Era il 2016 quando le Suore Missionarie della Società di Maria espressero il desiderio di mettere parte del loro terreno coltivabile a disposizione della comunità. Inizialmente, quindi, il progetto, denominato “laboratorio di ortoculture”, ha visto come obiettivo principale l’estensione dell’area coltivabile, coinvolgendo nella cura e nella coltivazione delle colle i richiedenti protezione internazionale che venivano via via accolti dalla Cooperativa Sociale Kemay.
Nel corso degli anni, l’orto ha permesso di guadagnare momenti di socialità e collaborazione, di incontro e di integrazione tra persone con origini, età e percorsi di vita differenti.
“Quello che inizialmente era un semplice laboratorio, da circa due anni è diventato L’ORTOC’È ed è, di fatto, la Comunità Laudato Si’ di Brescia, in rete con le altre Comunità e che vede il lavoro sinergico dell’Ufficio per l’Impegno Sociale della Diocesi, della Caritas Diocesana e della Cooperativa Sociale Kemay. All’interno dell’orto si lavora secondo il paradigma dell’ecologia integrale e si impara facendo”, ci ha detto suor Italina Parente, vice direttrice dell’Ufficio diocesano per l’Impegno Sociale.
“A L’ORTOC’È, lavorano, dal lunedì al venerdì, dalle 9.00 alle 12.00, volontari, ma anche persone destinate a lavori di pubblica utilità, utenti di alcune RSA, studenti e ospiti di un centro diurno” ci ha spiegato Silvia Castellazzo che, insieme a Maria Bugatti, è la coordinatrice del progetto, il cui obiettivo è quello di coltivare e custodire tre valori chiave: incontro, rispetto e cura. “I tre valori chiave de L’ORTOC’È – ha proseguito Castellazzo – si riferiscono sia alla natura che alle persone. Infatti, il nostro è un incontro di colture diverse ma anche di persone diverse tra loro, promuoviamo il rispetto per la natura e per le persone che incontriamo ed abbiamo cura della natura che, a sua volta, si prende cura di noi. Gli ortaggi prodotti, tra cui pomodori, peperoni, melanzane, cetrioli, cornetti, coste, carote, vengono poi vendute ogni mercoledì e venerdì, dalle 9.00 alle 11.00. In occasione dei due anni de L’ORTOC’È, lo scorso 21 giugno, abbiamo vissuto un momento di festa che ha visto la presentazione dell’orto a tutti i dipendenti di Kemay e Caritas, un’esperienza di tipo sensoriale tra le erbe aromatiche, una discussione sull’impatto ambientale e, infine, il taglio della torta per il secondo compleanno della nostra Comunità” ha concluso.