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Articolo pubblicato sul settimanale diocesano La Voce del Popolo

Farsi vicino ai senza dimora nella prossimità

di Giacomo Savardi e Caterina Manelli

Abbiamo attraversato le strade del 2022 con il nostro furgone carico di tè caldo, coperte, nuovi incontri e storie di vita.

Quattro anni fa gli operatori iniziavano la mappatura della città, la prima fase di un servizio che si è successivamente interrogato sul suo senso e ha trovato risposta nella fiducia generata dalla cura delle relazioni.

Serate di ghiaccio, di pioggia o afose fatte di una prossimità che ha orientato negli anni i tempi sospesi delle persone senza dimora, che oggi ci attendono tutti i lunedì e i giovedì sera.

Alcuni di loro sono stati inseriti nei dormitori della città o in housing, altri ancora non hanno accolto alcuna proposta.

Nel 2022 sono più di 500 gli incontri registrati, quasi 90 le persone agganciate di cui 8 donne; un terzo di nazionalità italiana, mentre tra gli stranieri i più sono di nazionalità ghanese, nigeriana e rumena. La vita in strada cambia gli sguardi e i lineamenti: l’età si concentra tra i 45 e i 64 anni, emerge nondimeno un leggero aumento della fascia giovane tra i 18 e 30 anni.

Lo stile e la formula delle uscite rimangono invece invariati: un operatore e, a rotazione, tre dei venti volontari/volontarie dell’Unità di Strada.

Durante l’anno si sono svolte delle sessioni formative che hanno toccato gli ambiti più importanti e comuni della grave emarginazione: orientamento sui servizi territoriali, approfondimento sul mondo della dipendenza e delle sostanze, focus sulla salute mentale. Diversi volontari svolgono più azioni e attività all’interno di Caritas. Il focus sulla formazione, accompagnato dalle importanti capacità e competenze sviluppate, di relazione ma anche di osservazione, hanno dato come risultato un’uscita mensile composta per intero dai volontari.

Nel 2022 è nata un’attività di collegamento con altre unità di strada diurne con l’obiettivo di monitorare le situazioni più critiche con uscite condivise per unire gli sguardi e trasmettere alle persone incontrate un messaggio di cura d’insieme.

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