di Fabio Tosini
Da marzo 2020 il Rifugio Caritas garantisce un’apertura per l’intera giornata, tutti i giorni della settimana, in concomitanza con la situazione di pandemia Covid-19, che ha messo in luce l’ulteriore vulnerabilità di chi “una casa non ce l’ha” ma ha ugualmente la necessità e la disposizione di “restare in casa”. Si è così passati da un servizio di “emergenza freddo”, aperto dalla sera alla mattina, ad una realtà h24.
In questa nuova cornice prezioso è il contributo dei nostri volontari che, in mezzo a tante difficoltà, precauzioni, disposizioni legate alla pandemia, da settembre ci stanno supportando con la loro presenza costante. Muniti di mascherina e tanta generosità si alternano in fascia serale (quando il numero degli ospiti è più consistente), affiancando gli operatori nel servizio di mensa e portando, nonostante le distanze fisiche necessariamente da mantenere, vicinanza, ascolto, il loro “esserci” accogliente.
Tante le piccole iniziative pensate insieme a loro: dal momento di preghiera con il nostro Vescovo il 1° novembre in ricordo dei cari defunti alla celebrazione della Giornata Mondiale dei Poveri voluta da Papa Francesco (15 novembre) durante il quale, partendo dal messaggio del Santo Padre, gli ospiti hanno scelto una frase ritenuta rappresentativa e significativa e l’hanno poi dipinta su una vetrata del rifugio.
Ancora, partendo dalle tre parole chiave – accoglienza, tenerezza, fraternità – che il nostro vescovo ha proposto in tempo di Avvento, si sono appese ben visibili all’ingresso del rifugio le tre lettere iniziali di queste parole – A, T, F – che diventano spunto di condivisione e riflessione per chi entra: “Queste tre lettere legate all’Avvento che parole ti evocano?” è la domanda che si fa a chi chiede che iniziali sono.
È stato poi realizzato dagli ospiti insieme ai volontari un grande albero di Natale e un presepe, che hanno rappresentato un’occasione e uno stimolo che ha attivato negli ospiti narrazioni spontanee e toccanti legate ai ricordi dei loro Natali passati trascorsi in famiglia. Racconta un ospite: “più di tutto il Natale era un modo di ritrovarsi in famiglia insieme ai familiari. Per me il Natale era vedere le persone che amavo, riunirsi, la vera festa era questa. Nel pomeriggio, dopo il pranzo di Natale, si andava al cinema oppure si rimaneva a casa a giocare a carte, briscola o scala quaranta, al gioco dell’oca, a Monopoli, mentre i grandi fumavano una sigaretta o due e bevevano una paio di liquori dopo pasto. A volte si stava un po’ stretti nella tavolata perché eravamo in tanti però c’era posto per tutti e c’erano una carezza ed un pensiero carino per tutti”.